Un anno fa, proprio in questi giorni, cliccavo commit per mettere finalmente online la mansarda: il mio sito. Il mio luogo in cui parlare delle mie passioni e in generale di quello che mi passava per la testa.
Uno dei primi articoli condivisi parlava dell’annuncio della SF90. La monoposto Ferrari per il Mondiale di F1 2019. Ecco, adesso mi trovo di nuovo qui a raccontare la presentazione della nuova Ferrari, la SF1000.
L’anno scorso avevo parlato di cauto pessimismo, e direi che visto l’epilogo del Mondiale - di nuovo a favore di Hamilton e di Mercedes - non solo non avevo tutti i torti ma devo di nuovo mantenere la stessa linea anche per questa nuova SF1000.
Allora, intanto il nome mi piace: mi ricorda un po’ il periodo di Schumi con F2002, F2004, eccetera. Non solo questo, però, perché la SF1000 prende il nome dal fatto che quest’anno Ferrari correrà il suo millesimo Gran Premio. Una cosa, chiaramente, mai accaduta prima e che segna un momento epocale per la Ferrari e la F1.
Il buon Turrini a tal proposito ha detto che la Ferrari fa bene a inserire questi riferimenti all’interno dei suoi prodotti perché rappresentano il legame fra la Scuderia e lo sport, legame che è fortissimo. Ricordo, per chi non lo sapesse, che la Ferrari è l’unica Scuderia ad aver partecipato a tutti i Mondiali di Formula Uno, da quando lo sport ha questo nome.
Comunque, fatto questo doveroso preambolo, vi spiego un po’ come è questa nuova SF1000 e cosa cambia, ad un primo sguardo, rispetto alla SF90.
SF1000
Una precisazione iniziale che mi sento di fare: nonostante siano già visibili alcuni elementi diversi rispetto al modello precedente, sono convinto che dovremmo aspettare la gara di Melbourne, o almeno la seconda settimana di test, per vedere davvero la SF1000 in tutto il suo splendore.
Nel caso della presentazione di ieri, infatti, appare evidente come Ferrari abbia lasciato i due alettoni - anteriore e posteriore - in configurazione 2019. È giusto non scoprirsi troppo subito, anche per evitare di fare come l’anno scorso, no?
Evoluzione estrema
Così l’ha definita uno dei suoi padri, ovvero Mattia Binotto. Non cambiando i regolamenti tecnici, infatti, la Ferrari ha optato per una evoluzione della SF90, piuttosto che una rivoluzione. Una scelta assolutamente logica, che non deve, tuttavia, far pensare che ok, allora abbiamo già perso, dai. No, perché i tecnici di Maranello si sono concentrati sugli aspetti fragili della SF90. In generale il poco carico aerodinamico, la difficoltà a mandare in temperatura le gomme, l’affidabilità e la guidabilità nelle curve lente.
Ecco, secondo Binotto con la SF1000 questi problemi dovrebbero essere solo un lontano ricordo.I tecnici, infatti, non solo hanno lavorato per sistemare questi difetti, ma lo hanno fatto con un approccio estremo, ovvero estremizzando concetti su cui già avevano lavorato durante il 2019, ma che per forza di cose non avevano potuto esprimere al massimo.
L’anno scorso si è spesso sentito dire che la SF90 era nata male, ecco in questo caso speriamo non sia così.
Senza entrare troppo nel dettaglio, per chi volesse addentrarsi in tecnicismi lascio questo articolo, dalle immagini pubblicate online e da una prima occhiata ci sono un paio di cose che saltano all’occhio di questa nuova SF1000.
Intanto, per ciò che riguarda il posteriore - la cosiddetta zona della Coca Cola - possiamo senza dubbio dire che la Ferrari è T H I N N. Un lavoro certosino di miniaturizzazione e del cambio e di altri componenti, infatti, ha permesso alla zona che ospita questi elementi di essere molto rastremata, un aspetto che dovrebbe rappresentare un vantaggio in termini velocistici. Sempre al posteriore è stata cambiata la sospensione, cercando di andare nella direzione Mercedes, tuttavia non è possibile apprezzare i cambiamenti in quanto questi elementi sono coperti dalla carrozzeria.
La SF1000, comunque, non prende in prestito concetti solo da Mercedes, perché ci sono molti elementi che vengono dalla filosofia RedBull. Uno su tutti l’assetto rake che prevede una macchina più alta nella parte posteriore per favorire il carico e la guidabilità.
Elementi a la RedBull che si notano anche nella parte dei bargeboard, che di primo impatto sembra molto lavorata e dotata di diversi elementi che, ancora una volta, dovrebbero aumentare il carico della vettura.
Interessanti, infine, gli specchietti che ora sono soffiati e l’airbox triangolare che presenta delle corna simili a quelle viste sulla BMW nel 2005 e sulla McLaren nel 2007.
L’anteriore, invece, resta simile a quello dello scorso anno: non c’è stato il cambiamento, spesso chiacchierato, di musetto con conformazione simile a Mercedes. Resta anche la filosofia outwash per quanto riguarda l’alettone anteriore, ma, come detto in precedenza, per quanto riguarda gli alettoni aspetterei Melbourne.
Il colore, infine, è leggermente diverso e più in linea con la tradizione, rispetto a quello dello scorso anno, pur mantenendo la caratteristica opacità introdotta proprio nel 2019. Visto che molti avevano definito la SF90 come la prima Ferrari arancione.
Cauto pessimismo
Come l’anno scorso, anche questa SF1000 mi sembra bellissima, e proprio come lo scorso anno mi trovo a dover frenare gli entusiasmi - prima di tutto i miei - per mantenere la mente fredda e, ancora una volta, un cauto pessimismo.
Il Mondiale è lunghissimo, gli avversari sono indiavolati e sarà difficile: anzi, difficilissimo.
Speriamo bene.
Nel frattempo, come sempre: Forza Ferrari.