Leave me alone. I know what to do.

Posted on Feb 5, 2019

La forza del silenzio.

Qualsiasi appassionato di F1 conosce Kimi Raikkonen. Il silenzioso finnico è una delle icone della F1 moderna.

Nonostante sia - ancora - l’ultimo campione del mondo della Ferrari, e in generale abbia ottenuto grandi successi durante la sua lunghissima carriera, non sono pole e vittorie la ragione del suo successo.

Conosco Kimi, e sono suo tifoso, fin da piccolo. È uno di quei piloti con cui sono cresciuto e che mi hanno fatto innamorare di questo sport.

Guardandolo solamente in tv durante i weekend di gara, prima dell’avvento dei social, mi è sempre sembrato un tipo strano. Ma strano non in un senso negativo. No, uno strano bello. La classica persona che si trova lì, ma forse non vorrebbe esserci; che fa quello che deve, spesso il minimo; e che non si sforza minimamente di essere divertente, forzatamente simpatico né tantomeno politicamente corretto.

Uno stronzo, insomma. Ma di quelli cui poi ti affezioni.

Partendo da questa simpatia mista ad empatia, per un uomo che fuori dalla macchina sembra sempre in difficoltà e cerca solo di raccattarsela per tornare a casa, nel momento in cui è stato pubblicato il suo libro non ho potuto fare a meno di leggerlo.

Volevo proprio sapere di più su quel biondo silenzioso.

The unknown Kimi Raikkonen

Il libro comincia dal nome del protagonista. Scontato? No, per niente. Ed è una delle cose più significative di tutta la biografia. Infatti, quello che tutti, me compreso, conoscono come Kimi Raikkonen, in realtà si chiama: Kimi Matias Raikkonen.

C’è un Matias, in mezzo al Kimi che tutti conoscono. E questo Matias non è solo un nome. No, è una persona, forse quella più vera che lo stesso Kimi - questa volta - ha voluto tenere nascosto.

E questa cosa, questo Matias, mi ha fatto molto riflettere. Perché tutti, o tutti noi silenziosi, abbiamo un Matias nascosto. Abbiamo una persona che teniamo, volenti o nolenti, nascosta ai più. E che solo alcuni hanno il piacere di conoscere.

Quindi, dietro a quella figura con gli occhiali da sole che parla poco, e pare spesso in difficoltà eccetto quando si trova a più di 300 all’ora, si nasconde una persona molto diversa.

Matias Raikkonen, infatti, è un pazzo furioso capace di far dirottare il suo aereo solo perché voleva vedere l’aurora boreale; oppure capace di bere ininterrottamente per una settimana, salvo poi presentarsi all’autodromo e guidare come se nulla fosse. Ma è anche un uomo divertente e dolce con i suoi bambini: un padre che nonostante passi metà della sua vita lontano da casa non vede l’ora di ritornare per vedere se il figlio ha imparato ad andare in bici.

Una personalità complessa, che nel corso degli anni è stata tenuta sotto chiave, dall’altro: Kimi. Quello che si diverte da matti a guidare le macchine, ma che non vuole sbandierare ai quattro venti la sua personalità, le sue passioni. Quello che indossa sempre occhiali da sole scuri per nascondere il suo sguardo, dal quale si potrebbe intravedere l’altro: Matias.

Kimi Raikkonen, non è uno stronzo. È una persona complicata, più della stragrande maggioranza delle persone. È una persona vera, che ha fatto del silenzio la sua arma vincente.

Perché lui non è solo uno che parla poco, no: lui è uno che sceglie. E sceglie se parlare, quanto, con chi e di cosa.

È lui ad avere in mano la situazione, perché ha capito che le sue debolezze o paure - e per quanto sia strano dirlo, anche gli uomini più veloci del mondo hanno paura - sono la sua forza.

Kimi Matias Raikkonen non è solo non grande pilota. Kimi Matias Raikkonen è un uomo, vero, che ha capito l’importanza delle sue caratteristiche, così come delle sue paure.

Ed è, poi, l’esempio di come, in un mondo in cui tutti parlano, tutti sentono il bisogno di dire la propria, il silenzio sia la cosa migliore. A volte.

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