Avevo pensato di commentare questa puntata dando dei voti ai vari personaggi. Le pagello di Game of Thrones, diciamo. Però, dopo averla vista mi sono reso conto che ci sono discorsi un po’ più seri da fare.
A Song of Ice and Fire vs Game of Thrones
Allora, per chi non lo sapesse la storia raccontata in Game of Thrones è ripresa dalla saga A song of Ice and Fire di George R.R. Martin. La saga di Martin è composta da 7 libri, il quinto dei quali è stato pubblicato nel 2011. Quindi, a differenza di ciò che successe per Harry Potter, per esempio, la serie non segue passo passo ciò che accade nei libri. Ad un certo punto ha dovuto necessariamente staccarsi, diventando, di fatto diversa.
La scrittura della serie, comunque, più o meno fino alla 6 stagione, ha seguito le vicende dei libri con l’avallo e l’aiuto dello stesso Martin. Per necessità economiche e televisive, però, tutto è cambiato con le ultime due stagioni. Nelle quali i due sceneggiatori - D&D - si sono ritrovati a scrivere tutto da soli.
Ora, la linea generale della vicenda, nonostante manchino i due libri conclusivi, era stata discussa già all’inizio dello show da Martin e dagli sceneggiatori. Questo significa che, a grandi linee, loro tre hanno sempre saputo cosa sarebbe successo e dove sarebbero andati a parare.
Per quanto io sia un fan della serie e mi piaccia guardare le puntate e soprattutto non sia uno che critica per il gusto di farlo, è innegabile che, in termini di scrittura, si senta una netta differenza fra quello che si poggia sui libri di Martin, e quello che è frutto della penna degli sceneggiatori.
Mi spiego meglio. È facile costruire un personaggio televisivo che funzioni ed è facile costruire una storia che sia bella ed interessante - anche in 10 puntate, se alle spalle hai 1000 e passa pagine di eventi, personaggi e storie da cui prendere ispirazione. Diventa tutto molto più complesso se tu devi condensare tutto, nelle solite puntate, senza alle spalle pagine e pagine di racconti ed eventi. Diventa quasi impossibile se devi anche far volgere al termine l’intera vicenda.
E questo è quello che è successo ai poveri D&D, che per me sono tutt’altro che due scemi. La mente dietro tutte le vicende, che sono infinitamente complesse e quanto mai articolate di SOIAF è Martin. È chiaro che se lui smette di scrivere, per quanto possa avere una linea generale della vicenda, la storia non potrà mai risultare perfettamente in linea con ciò che è stato scritto precedentemente. Vale a dire: per quanto il finale possa essere lo stesso nella testa di Martin e degli sceneggiatori, tutto quello che conduce a quel finale non può mai essere lo stesso. Non solo, anche lo sviluppo dei singoli personaggi e delle loro vicende non può essere lo stesso, data la complessità dei singoli caratteri delineati nei libri.
La puntata 8x04 è la rappresentazione di tutta questa situazione. Molto più della tanto criticata 8x03 o di quelle precedenti.
L’ultima puntata è un tentativo da parte degli sceneggiatori di tornare al vecchio Game of Thrones, quello che ti stende e fa male con morti inaspettate e colpi di scena, dovendo, però, continuare a risolvere la trama.
E questo spiega il motivo della morte di Rhaegal, improvvisa e assurda, quella di Missandei e soprattutto l’esistenza di Euron Greyjoy. Un personaggio messo lì a fare cose assurde solo per aiutare la trama a giungere verso quel finale pensato da Martin. Un finale, che, forse anche per lo stesso Martin è diventato un macigno e che ha costretto D&D ad artifici fin troppo evidenti per far tornare le cose.
È un po’ come se la situazione si fosse incasinata così tanto che per arrivare al finale siano necessari degli eventi strani e artificiosi.
Immaginate di dover concludere la serie dopo otto stagioni, 5 delle quali erano basate su vicende complesse ma comunque definite nei minimi particolari dalla mente di colui che le ha ideate. Immaginate di doverlo fare alla cieca, ed ecco che la morte di un Drago - creatura mitica ed invincibile - avviene per mano di un personaggio, che definire Deus Ex machina è riduttivo, con un paio di colpi ben assestati di balestra. Tanto per fare un esempio.
Ma ce ne sono davvero molti nella puntata. Insomma, stiamo arrivando ad un finale probabilmente banale dopo una serie di vicende tutt’altro che banali, da racchiudere in 6 puntate per motivi televisivi.
Tutti i requisiti per fare la fine di Lost.
E da qui, un’altra riflessione, l’ultima. Quando qualcosa cui ti sei affezionato volge al termine ci rimani male. È così per tutte le cose, ed è così per le serie tv. Dopo tutto il tempo passato a guardare quei personaggi ad immaginare le motivazioni dietro le loro azioni, vederli per l’ultima volta fa male. E fa male vedere che, forse, non finirà come ti aspettavi o come avevi immaginato.
Forse è semplicemente questo ciò che sta accadendo a GoT. Abbiamo amato la serie, i personaggi e le loro storie. Abbiamo immaginato possibili scenari e finali. E adesso che sta per finire siamo tristi e anche un po’ incazzati nel vedere che forse non finirà come vogliamo.
Detto questo la puntata è stata un po’ noiosa un po’ tesa alla Game of Thrones e nonostante ci siano cose che non tornano o che non ho apprezzato a pieno, voglio solo sapere come va a finire.